La Vergine Nera dei Guanci: un mistero che dura da secoli

15/8/2024
Storia e Cultura

Il tema della Nostra Signora della Candelaria è stato affrontato e discusso tante volte dagli storici, dai religiosi e dai fedeli. Ancora oggi vengono considerate diverse ipotesi attorno alla figura della Vergine più amata e venerata alle Canarie.

I festeggiamenti in onore della patrona dell’intero arcipelago si celebrano due volte all’anno. La prima festa, che si svolge il 2 febbraio, ha carattere più ufficiale: le autorità civili e religiose si incontrano già alla vigilia della solennità per la tradizionale benedizione delle candele e una processione notturna. Nel giorno della festa principale si svolge un altro corteo per le strade cittadine alla presenza del vescovo che finisce con la celebrazione della messa nella basilica dedicata alla Madonna. I festeggiamenti si concludono il 3 febbraio nella attigua cappella di San Blas (San Biagio), situata vicino agli scogli dietro la basilica, un posto venerato già dagli antichi abitanti di Tenerife. Lì, in effetti, si trova una grotta dove i Guanci, a cavallo tra il XIV e il XV secolo, portarono la statua miracolosa della Madonna ritrovata sulla spiaggia di Chimisay nel menceyato di Güimar.


In realtà la seconda festa dell’anno, celebrata il 15 agosto in concomitanza della solennità cristiana dell'Assunzione di Maria, è molto più sentita dalla popolazione poiché legata ad una festa nativa di Tenerife. In effetti il Beñesmer, un rituale ancestrale dei Guanci, si svolge nella giornata centrale dell’anno considerata la più importante dagli abitanti delle isole. Chiamata anche Weñesmed o Beñesmen, coincideva con il giorno del raccolto, essenziale nella vita materiale della popolazione, reputata da loro come un vero e proprio capodanno. All’epoca gli antichi antenati tenevano le riunioni nei luoghi chiamati Tagoror, dove si distribuivano le terre e le aree per l'agricoltura, il pascolo e la pesca, così come il bestiame e gli allevamenti, e si assegnavano i compiti che i diversi membri della società avrebbero svolto nell'anno che iniziava in quel giorno.


Ma oltre a mettere in ordine tutti gli affari materiali, i Guanci coltivavano le loro tradizioni culturali e spirituali. Di fatto la parte molto importante della giornata di Beñesmer riguardava la celebrazione e la venerazione delle loro divinità. La cosmogonia dei primi Guanci si basava essenzialmente sugli elementi astrali Sole, Luna e stelle, come già sottolineato dal viaggiatore Alvise da Cadamosto nel 1455. Successivamente, frate Alonso de Espinosa, nella sua opera ”Storia di Nª Sra. de Candelaria” scritta alla fine del XVI secolo, raccolse le varie denominazioni indigene delle divinità locali attraverso informazioni dirette dai discendenti degli indigeni. Loro veneravano e ponevano la loro fede in un'unica divinità femminile, chiamata la Dea Madre Universale o Chaxiraxi, la sostenitrice dell'universo, la protettrice e la nutrice del genere umano. Inoltre, adoravano anche due paredros, ovvero gli intermediari tra la Dea Madre e gli umani: una stella diurna Magec (il Sole) e una stella notturna Achuguayo (la Luna).

Nel panteon guanci esisteva inoltre la deità suprema del Cielo nominata nella lingua amaziq Achamán. Alonso de Espinosa nel 1594 descrive anche una celebrazione riferita alla venerazione di Chaxiraxi nella grotta di Achbinico, situata a Candelaria nello stesso luogo dove oggi si trova la cappella di San Blas. Secondo il frate, il pellegrinaggio si svolgeva durante la luna di agosto (o Beñesmer) e consisteva nelle preghiere di ringraziamento alla Madre Terra con il rito della rottura del gánigo, un piccolo vaso di argilla modellato a mano, riempito con latte e miele. Non mancavano anche le candele verdi che richiamavano il colore della vegetazione, abbastanza scarsa nelle isole vulcaniche dove vivevano.


Senza dubbio uno dei più grandi misteri ed enigmi dei Guanci è il possesso e il culto di un'immagine cristiana molto prima della conquista spagnola nel XV secolo. Questa immagine è apparsa tra il 1390 e il 1400 sulle spiagge di Chimisay nelle vicinanze di Güimar. Era una scultura in legno alta circa un metro, che rappresentava una donna che porta una candela o una torcia nella mano sinistra e un bambino nel braccio destro.


Si presume che la statua sia caduta da una nave di passaggio e successivamente sia stata portata a riva dai due pastori guanci. Altri sostengono che la statua sia stata lasciata intenzionalmente dagli europei sulla spiaggia, con l'obiettivo di introdurre la popolazione locale al cristianesimo. In ogni caso i pastori presero la statuetta e le dinarono un posto d'onore nella grotta – palazzo di Chinguaro appartenente al loro Mencey Acaymo, dove fu venerata per anni come Chaxiraxi. Il suo culto presto si diffuse in tutta l'Isola, sicuramente a causa dell'identificazione dell'immagine con la Madre Terra. Gli aborigeni si riferivano alla Madonna con una espressione riportata da Alonso de Espinosa "Achmayex, guayaxerax, achoron achaman” ovvero "La madre del sostenitore del cielo e della terra". Successivamente, dopo la conquista spagnola e la cristianizzazione della popolazione, la statua fu identificata come la Vergine della Candelaria.


Secondo famosi cronisti e storici, tra i quali possiamo evidenziare il Chasnero Juan Bethencourt Alfonso, nella sua opera "Storia del popolo Guanche", gli antenati degli abitanti delle isole Canarie portarono tutta la loro cultura, e tra gli altri aspetti quella religiosa, dal vicino continente africano. In effetti nell’Africa continentale esistevano le divinità femminili come Astarte, la dea madre della mitologia fenicia oppure Tanit della religione greca, la quale veniva paragonata ad Afrodite, Artemide e Demetra, dea delle messi e dei raccolti. Tutte le deità femminili associate alla fertilità, all'amore e al piacere e sempre collegate all'elemento astrale e lunare.


Nei tempi recenti alcuni studiosi della cultura aborigena canaria mettono in relazione la venerazione della Vergine di Candelaria con i riti attuali dei Tuareg continentali. Questa teoria è sviluppata dal professore José Barrios García, il quale nella sua tesi scritta nel 1996 la associa all'apparizione della levata eliaca a metà agosto della Canopo, la seconda stella maggior lucente dell'emisfero boreale. Per la sua grande luminosità, questa stella esercitò una grande influenza sulla cultura e sulla mitologia di diversi popoli antichi come i Greci e gli Egizi, i quali la consideravano la madre di tutte le stelle.


Anche la rappresentazione della Nostra Signora della Candelaria con una mezzaluna nella parte inferiore della statua attuale sarebbe legata all’astro notturno, simbolo femminile di fertilità. Nella Tunisia nordoccidentale esiste una stele libica preislamica di Maktar dove si possono osservare motivi astrali, come appunto la mezza luna collocata sotto un motivo solare (G. Camps, 1994). Allo stesso modo, i capelli biondi nell’immagine originale della Vergine suggeriscono un “riflesso” solare attribuito al fatto di essere considerata la madre del Dio Sole nel contesto cristianizzato. Per quanto riguarda il colore scuro del suo volto, la Madonna è chiamata affettuosamente “La Morenita”. Questo è probabilmente dovuto, oltre all'azione del tempo, anche al fumo delle torce resinose usate dai Guanci. Ma sarebbe molto interessante collegarlo anche alle immagini delle molte altre Madonne Nere sparse in tutto il mondo. Un tema da proporre alle future ricerche.


Un altro mistero da svelare sarebbero le strane lettere incise sulle vesti della statua originale della Madonna, putroppo persa durante la tempesta nel 1826, come riporta uno storico dell’epoca, quando si potevano leggere le iscrizioni il cui significato è ancora sconosciuto. Queste erano: sulla cintura del collo: ETIEPESEPMERI; sulla manica sinistra: LPVRINENIPEPNEIFANT; in fondo alla tunica: EAFM IPNINI FMEAREI; sulla cintura: NARMPRLMOTARE; sul mantello e sul braccio destro: OLM INRANFR TAEBNPEM REVEN NVINAPIMLIFINIPI NIPIAN; sul bordo della mano sinistra: EVPMIRNA ENVPMTI EPNMPIR VRVIVINRN APVI MERI PIVNIAN NTRHN; infine dietro: NBIMEI ANNEIPERFMIVIFVE. Tuttavia, esistevano le copie della statua perduta che permettono di farsi un'idea del suo aspetto originale. La più grande e migliore di fattura è quella appartenuta ai Conti de La Gomera, oggi conservata nella città di Adeje. Alcuni la considerano originale, portata al sud per nasconderla agli occhi curiosi della gente.


Nel 1827, un anno dopo la perdita della prima statua, una sua copia fedele, compreso uno strato di fuliggine scura, viene realizzata dallo scultore locale Fernando Estévez.


Dopo la conquista dell'Isola, la Vergine fu dichiarata Patrona delle Isole Canarie nel 1559 da Papa Clemente VIII. 400 anni dopo, il 1° febbraio 1959, fu consacrato il famoso Santuario del Villaggio Mariano di Candelaria, da sempre luogo di pellegrinaggi del popolo canario, elevato nell'anno 2011 allo stato di basilica.

L'estate permette agli isolani di riunirsi e partecipare a una vasta gamma di eventi, tra cui uno dei rituali più ancestrali delle Canarie. L'evento si svolge approssimativamente dal 5 al 15 agosto, per concludersi la domenica successiva, ed è organizzato congiuntamente dal Municipio e dalla Comunità dei Frati Domenicani.

Varrebbe la pena venire alla metà di agosto a Tenerife per partecipare ai lunghi pellegrinaggi al santuario più amato dell'isola. I pellegrini provenienti da tutte le parti dell'arcipelago, ancora oggi cercano la protezione della Madonna Nera.

Tradizionalmente, questo cammino si realizza a piedi e talvolta può durare due giorni.

Oltre alle processioni attraverso le montagne e le strade per vedere la Vergine, l'evento più importante e storicamente significativo è la ceremonia nativa indigena, che ricrea la scoperta della Vergine della Candelaria da parte dei Guanci, avvenuta prima della conquista di Tenerife. E tutto sotto il cielo cosparso di una miriade di stelle della notte di San Lorenzo sulla piazza sorvegliata ancora oggi dai nove menceyes Guanci accanto la basílica.

Barbara Stolecka

Guía de turismo de Canarias n 4157

Altro di Storia e Cultura!

Vai alla sezione

Altre Rubriche!

Vai alla sezione

Altre Rubriche!

Vai alla sezione

Altre Rubriche!

Vai alla sezione

Altre Rubriche!

Vai alla sezione
ViViLeCanarie nasce dall’esperienza di Vivitenerife,
primo periodico italiano a Tenerife. Un sistema integrato
di comunicazione con un giornale mensile ed un sito web
dedicati a dare informazioni e suggerimenti per chi vive
alle Canarie o sta pianificando di visitarle. Il modo migliore
per tenersi sempre aggiornati e per Vivere le Canarie!
Editore: Canary 360 & Comunication SL
N° depósito legal: TF 146-2024, TF 2251-2010

Avenida Las Americas 8, Local 396E
NIF: B56378318

Telefono: +34 822 140 134
Email: info@vivilecanarie.com
Web: vivilecanarie.com

Grafica e impaginazione: diegofreddidesign.it
Stampa: Artes Gráficas del Atlántico, S.A.
Comunicazione: Audience Zero Srl
Privacy Policy
Copyright © 2024 All rights reserved.
Design by SBLAD