A Tenerife uno di noi: la storia di Luigi Carlo Lavaggi, emigrante italiano, insigne cittadino di Puerto della Cruz

8/2/2024
Storia e Cultura

Sedetevi, perchè oggi voglio raccontarvi una favola. C’era una volta… un re! direte voi miei cari lettori. Ebbene no non c’era un re e nemmeno una regina o una fata o una strega, uno specchio magico o una casetta di marzapane, no… non c’era nemmeno il gatto con gli stivali.

C’era solo uno di noi, un ragazzo italiano che lasció il suo paese per andare a trovare la fortuna in terre lontane. E forse c’era un paese delle meraviglie. Chissá! Quel che c'è di bello, comunque, come in tutte le favole che si rispettino, è che alla fine lui visse felice e contento a Tenerife, più esattamente a Puerto de La Cruz e contenti, anzi contentissimi, di lui furono anche i cittadini di Puerto tanto da dedicargli una strada, un lungomare e addirittura un aparthotel. Tra i tanti stranieri stabilitisi a Puerto della Cruz a cavallo dei secoli XVIII e XIX emerge, infatti, la figura del genovese Luigi Carlo Lavaggi de Camilli (1768-1828). A differenza dei tanti che si arricchirono sfruttando il territorio fu uno dei pochi immigrati che migliorarono e abbellirono l’allora Puerto de La Orotava (questo è l'antico nome di Puerto de La Cruz) con le sue riforme urbane ed estetiche.

Nato il 25 marzo 1768 a Genova, nell’anno in cui per la Repubblica Genovese, costretta a cedere alla Francia i diritti sulla Corsica, stava iniziando un periodo di crisi, si vide obbligato a fuggire a Cadice molto giovane, per aver sfidato e battuto in duello un nobile italiano. Nella città andalusa si dedicò al commercio e sposò Teresa Toscano, dalla quale ebbe un figlio, ma ben presto, nell’anno 1787, fece rotta da solo verso Puerto de La Cruz dove si stabilì fino alla fine dei suoi giorni. In quel periodo Cadice aveva una intensa attivitá commerciale con Tenerife e per il giovane genovese non fu difficile andare a lavorare prima come dipendente di commercio poi come scrivano e contabile per la Casa Comercial de Juan Cologan e Figli, andando a risiedere in una dimora di proprietá della ditta in Calle Quintana.

Colpito dalle meraviglie paesaggistiche di Tenerife, ed in particolare dal Valle della Orotava, non disdegnava al contempo di frequentare la ricca borghesia commerciale di Tenerife. Fascinoso, brillante e ricco di iniziative attiró le attenzioni di commercianti, mercanti e delle dame della buona società. Alternava la ricca vita sociale con momenti di estrema solitudine. Era solito passare giornate a scrutare il mare dal Peñon del Fraile situato accanto al Castello di S. Felipe, abitudine non compresa dagli amici e dalle dame del luogo alle quali parve estremamente strano che un uomo giovane, intelligente e soprattutto bello avesse bisogno di momenti di solitudine estrema. Quello che lo attirava di quel posto cosí remoto era soprattutto guardare l’oceano immerso in un silenzio profondo scandito solo dal rumore delle onde e dal verso dei gabbiani. Solo attraverso questo, come poi in seguito riveló, riusciva a percepire un intenso senso di pace nell’animo. Forse nel suo passato si annidavano ombre oscure … il duello con il nobile italiano … l’abbandono mai spiegato di moglie e figlio a Cadice … o l’amore crudamente interrotto per la giovane tinerfegna Maria Rosa Benítez de Lugo …

Nel 1790, infatti, il ventiduenne Lavaggi visse una breve e corrisposta storia d’amore con la giovane Maria Rosa, figlia di un notabile del luogo. Quando il padre venne a conoscenza dello stato civile del “fidanzato” della figlia, nonché della sua paternità, immediatamente imbarcò a forza la ragazza con destinazione La Palma, presso alcuni parenti. Comunque sia, ad un certo punto il giovane italiano lasciò il lavoro dipendente per fare impresa. Fu commerciante di vini, banchiere, costruttore, tanto che la sua ditta commerciale nel 1816 figurava tra le dieci piú importanti al Puerto. Rivestì anche incarichi ufficiali di grande rilievo, come quello di Console Generale di Genova e Sardegna. Costruí e ristrutturó numerosi edifici. Creó un circolo culturale di matrice illuminista frequentato da nobili e intellettuali tinerfeñi. Fece pavimentare a proprie spese alcune strade della cittá, nonchè abbellí il Peñon del Fraile, a lui caro, con un tempietto di gusto neoclassico; lavori per cui impiegó numerosi abitanti di Fuerteventura scampati alla peste del 1812, accogliendoli in casa o nelle sue botteghe da buon filantropo.

Credeva infatti che il lavoro non solo nobilitasse l’uomo ma, allontanandolo dalla fame, lo tenesse distante dalla violenza e dagli eccessi. Sovvenzionó scuole, fermamente convinto che una societá moderna dovesse avere come base l’istruzione fin dalla tenera etá. Da uomo di ampie vedute quale era, fu cultore di opere considerate proibite che gelosamente teneva nascoste in nascondigli ritrovati nella sua casa in Calle Blanco. Morí il 16 maggio 1828. Ma la storia non finisce qui … A seguito della sua scomparsa si stabilì a Puerto de La Cruz, per seguire le varie attività lasciate dal genitore, il figlio Giovan Battista Lavaggi Toscano il quale, negli anni 1834-1841 rivestì la carica di Alcalde della cittá.

Buon sangue (italiano) non mente!

Carla Galanti

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