Una coppa di Canarie, dice Shakespeare

19/7/2024
Editoriali

La storia del vino nelle Isole Canarie è ricca e affascinante. Le prime viti furono introdotte dagli spagnoli durante la conquista delle isole, e dal XV secolo in poi il commercio del vino si sviluppò rapidamente, soprattutto grazie ai porti di scalo per gli esploratori e i venditori che navigavano verso il Nuovo Mondo. Il commercio del vino era cruciale per l'economia delle Isole Canarie, in effetti era un prodotto esportato in diverse parti d'Europa e nelle Americhe. Nei primi due secoli dopo la conquista i maggiori conoscitori e degustatori del Canary Sack furono gli inglesi. Il commercio stabilì forti legami economici tra le Isole Canarie e l'Inghilterra, che durarono fino agli inizi del XVIII secolo.

Il famosissimo vino canario era spesso consumato nelle corti reali e tra i membri dell'aristocrazia inglese, la quale apprezzava soprattutto il suo ricco aroma e il sapore dolce. L'uva principalmente utilizzata nella produzione di questa tipologia del vino era la Malvasia, di origini risalenti all’antica Grecia. Il nome stesso deriva probabilmente da Monemvasia, una città fortificata del Peloponneso, dal quale i veneziani commerciavano questo vino in tutta Europa. Le uve Malvasia furono poi portate in altre regioni mediterranee, tra cui l'Italia, la Spagna e le Isole Canarie, dove questa varietà del vitigno ha trovato un terreno ideale grazie ai terreni vulcanici, che conferiscono ai vini un carattere unico, e al clima subtropicale. Infatti alle Canarie le stagioni con inverni miti e estati calde e la temperatura costante sono ideali per la coltivazione di questa varietà di uva.

Il “Canary Sack” in particolare era prodotto utilizzando metodi tradizionali, con i grappoli che venivano essiccati al sole per concentrare i loro zuccheri prima della fermentazione. Questo processo conferiva al vino un’alta gradazione alcolica e allo stesso tempo un profilo aromatico ricco, che lo rendeva distinto da altri vini europei dell'epoca. La sua dolcezza e le caratteristiche note di frutta secca, miele e talvolta un leggero gusto affumicato, riflettono nel migliore dei modi il terroir vulcanico e l'influenza dell'ambiente marino delle Canarie. La Malvasia a volte veniva denominata con il termine Malmsey, creando però un po’ di confusione, perché questo tipo d’uva si riferisce piuttosto ad una particolare varietà di Malvasia molto apprezzata e principalmente associata ai vini di Madeira. Nei quattro stili tradizionali utilizzati nell’arcipelago atlantico posizionato più al settentrione rispetto alle Canarie (con Sercial, Verdelho, Bual), il Malmsey è quello considerato più dolce. Il Madeira è noto per i suoi sapori ricchi di frutta secca, caramello e spezie e per un’altra caratteristica importante, ossia che può invecchiare per decenni, sviluppando una complessità straordinaria.

La curiosità più interessante invece riguarda l’origine del termine "sack", impiegato dagli inglesi nel XVI e XVII secolo per la denominazione di questo vino liquoroso, oggigiorno usato solamente nella designazione del “Dry Sack Sherry”. Molto probabilmente deriva dal termine spagnolo "sacar", che significa "estrarre", riferendosi al processo della sua produzione ovvero il sistema solera, utilizzato anche nella produzione dell’altro famosissimo vino liquoroso spagnolo della città di Xerez, del brandy e persino dell’italianissimo aceto balsamico! Questo sistema, originario della Spagna, viene utilizzato per mescolare i vini di diversi anni di produzione, garantendo una qualità e un carattere costanti nel tempo. Il sistema è composto da una serie di botti disposte in strati sovrapposti. Il livello più basso, chiamato solera, contiene il vino più vecchio. Sopra la solera ci sono uno o più livelli di botti, chiamati criaderas (o nursery), contenenti vini progressivamente più giovani. Ogni anno, una parte del vino (di solito un terzo) viene prelevata dalla solera per essere imbottigliata. La quantità prelevata dalla solera viene poi rimpiazzata con vino prelevato dal livello immediatamente superiore (la prima criadera). A sua volta, questa criadera viene riempita con vino prelevato dal livello ancora superiore, e così via fino alla criadera più giovane, che viene rifornita con vino nuovo. Il sistema solera permette di mantenere una qualità costante del prodotto finale. Poiché il vino imbottigliato ogni anno è una miscela di vini di diverse annate, le variazioni tra le diverse annate vengono bilanciate, aiutando a sviluppare aromi e sapori complessi e allo stesso tempo ben equilibrati. Questa particolare mezcla acquisisce caratteristiche uniche dal vino più vecchio, mentre il vino più giovane aggiunge freschezza e vivacità. Il sistema solera è stato ampiamente utilizzato nella produzione dello sherry in Spagna. Come conseguenza, a partire dal XVIII secolo, il termine “sherry” sostituì definitivamente la parola “sack” quando altri vini, come il Madeira e lo Sherry, divennero più alla moda e il declino della Malvasia si accentuò con la perdita del porto principale di Tenerife, situato a Garachico, sommerso dalla lava del vulcano Trevejo nel 1706.  

Il vino canario ha lasciato un'impronta duratura sulla società e sulla gastronomia dell'epoca elisabettiana giacobita. Difatti durante il regno di Elisabetta I d'Inghilterra (1533-1603) era considerato una bevanda di lusso e veniva spesso servito alla corte perché contribuiva al fasto delle celebrazioni e degli eventi regali. Anche il sovrano Carlo I, noto per il suo interesse per le arti, la cultura e lo sfarzo, era certamente uno dei famosi inglesi del XVII secolo ad apprezzare questo pregiatissimo vino, considerato uno status symbol ai suoi tempi. “Canary sack”, con il suo sapore e la sua rarità, aggiungeva un tocco di esotismo e prestigio a questi eventi, contribuendo a creare un'atmosfera di eleganza e opulenza. Oltre a essere consumata pura, la Malvasia era anche utilizzata per creare punch e altre bevande miste. La sua dolcezza la rendeva ideale per bilanciare sapori più forti e amari.

Altri personaggi storici e figure influenti dell'epoca che ne apprezzavano il consumo includono Sir Walter Raleigh - esploratore, scrittore e cortigiano inglese del XVI secolo, noto per aver introdotto la patata e il tabacco in Europa. Come figura di spicco nella corte di Elisabetta I e successivamente sotto Giacomo I, Raleigh aveva accesso a una vasta rete di contatti commerciali e culturali. Questo gli avrebbe permesso di essere a conoscenza di bevande esotiche come il vino canario, apprezzato nei circoli aristocratici e intellettuali dell'Inghilterra del tempo. Non bisogna dimenticare Sir Francis Drake, uno dei più celebri esploratori, corsari e navigatori inglesi dell'epoca elisabettiana. La sua vita è stata caratterizzata da avventure audaci, esplorazioni lungo le rotte commerciali e conquiste navali che lo resero una figura leggendaria nel panorama marittimo e politico dell'Inghilterra del XVI secolo. Drake è famoso per essere stato il secondo uomo a circumnavigare il globo (1577-1580) dopo Magellano. Durante questo viaggio epico, conosciuto come il suo "viaggio intorno al mondo", Drake saccheggiò numerosi porti spagnoli e catturò immense ricchezze, diventando un eroe nazionale in Inghilterra e un flagello per gli spagnoli. Durante le sue spedizioni nel Nuovo Mondo e nelle Indie, Drake e i suoi uomini non solo portavano indietro oro, argento e gioielli, ma anche merci esotiche come spezie, tessuti e bevande pregiatissime come appunto il vino canario, adattissimo alle attraversate oceaniche grazie all’alto contenuto di alcool e alla capacità di resistere a lunghi viaggi in mare senza deteriorarsi.

Ma alla popolarità del Canary Sack contribuì senz’altro il celebre William Shakespeare. L’autore menziona esplicitamente il vino liquoroso diverse volte nelle sue opere, diffondendo la sua cultura in Inghilterra. In "Enrico IV, Parte 2", il protagonista Falstaff dichiara il suo amore per "una coppa di Canarie” in una delle sue celebri battute: "If I had a thousand sons, the first humane principle I would teach them should be, to forswear thin potations and to addict themselves to sack" (Se avessi mille figli, il primo principio umano che insegnerei loro dovrebbe essere di rinunciare alle bevande deboli e di darsi al sack). E nell’atto 4, scena 7, la Duchessa di Gloucester menziona il vino canario in riferimento a un'arma potenzialmente velenosa. Magari avendo in mente un problema di salute tra i ricchi e benestanti che ne facevano uso: la gotta. Sicuramente l’uso eccessivo del vino non giovava alla salute però ha fatto la storia e ha riempito le tasche di molti produttori e commercianti in tutto il mondo.

Nonostante il declino, l'eredità del Canary Sack rimane influente e la sua importanza storica è ancora riconosciuta. Ancora oggi diversi produttori continuano a celebrare e a rivivere le tecniche di vinificazione tradizionali che resero famoso quell’oro liquido delle Canarie.

 Barbara Stolecka

Guía de Turismo de Canarias n4157

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